La Sartoria di Monica Miot #2



"Le tinte più adatte alle  sopravvesti femminili sono il verde con riflessi rossastri sul dritto,combinato con il rosa pallido sul rovescio, il rosso uva, il giallo verde  pallido, la combinazione fior di ciliegio e fior di prugno e inoltre tutte le gradazioni del rosa"
Sei Shonagon





Ho steso sul tavolo da lavoro un bellissimo kimono giapponese di seta. La parte esterna superiore è di colore giallo e l'abbassamento o finale è dipinto con molti fiori colorati. Mentre ripristino le cuciture e adeguo sia la lunghezza che l'uso -diventerà una vestaglia da camera- penso che sto modificando irrimediabilmente il suo antico linguaggio. I kimono hanno un codice vestimentario ben definito sia dai colori che dai dettagli. Eccone alcuni : nel kimono da donna non esistono taglie e per adattarlo alla propria statura si effettua una piega sulla vita chiamata "ohashori" che viene coperta dall'obi. I lembi devono sempre esseri chiusi sovvrapponendo il lato sinistro sopra il destro, l' uso contrario è  utilizzato per i defunti. La lunghezza delle maniche è  aumentata per le donne sposate e in seguito venne usata anche per le nubili. Sventolare le maniche davanti a un uomo simboleggia l'amore che una ragazza provava per lui. Il nodo dell'obi sulla parte frontale significava che la donna era sposata o vedova. Il kurenai, una tonalità cremisi, poteva essere indossata solo dalle donne della famiglia imperiale. In Giappone i colori sono identificati non sulla base della luce riflessa o dell'ombra, ma in base al significato o  sentimento associati ad essi, nei kimono seguivano combinazioni codificate, strettamente collegate al rango di corte di chi l'indossava e appropriate alla stagione in cui ci si trovava. Non rispettare le regole del codice sarebbe valsa l'esclusione sociale. Alla primavera si attribuiva i colori blu e verde e la direzione era l'oriente, all'estate si attribuiva il colore rosso e la direzione era il meridione. All' autunno si attribuiva il colore bianco e la direzione era l'occidente e all'inverno si attribuiva il colore nero e la direzione era il settentrione. Il colore giallo era il centro, fonte di luce calda, dal forte impatto visivo. Da sempre considerato un colore nobile, ha 5 declinazioni :Giallo girasole, Chartreuse, limone, granturco e lino. Il giallo girasole o Ton'on è un giallo incerto, il nome deriva dal pigmento del glicine giallo. Pigmento prediletto dai pittori fiamminghi, durante il periodo Edo divenne un elemento fondamentale per la tintura yuzen (tintura a mano libera direttamente su stoffa). Il giallo Chartreuse è Mushikuri-iro, giallo chiaro con un tocco di verde. Questa è la gradazione della castagna a vapore. Il giallo limone detto Kihada; un giallo-verde con un tocco di blu. Il pigmento è  ricavato dalla corteccia interna dell'albero del mandarino che cresce sulle montagne. Il liquido estratto viene mescolato alla liscivia per crearne la tinta. Serviva anche a tingere i preziosi rotoli di carta sui quali erano scritti i Sutra buddisti e renderli repellenti agli insetti.Bollito, invece, si otteneva il "daranisuke", un ottimo rimedio per il mal di stomaco. Il giallo granturco o Kuwazome è  un giallo spento, tinto di marrone. La corteccia del gelso viene messa in infusione e poi mescolata alla liscivia. Il pigmento del gelso è debole e richiede più passaggi per ottenere la giusta gradazione del granturco. E infine abbiamo il giallo lino o Shiro tsurabami: bianco marroncino, tinto con il guscio della castagna d'India. Negli archivi dello Shosoin viene descritto come "un colore da far portare solo agli schiavi pubblici e privati e alle donne di ceto più basso ". Nelle varie epoche l'importanza dei colori crebbe e venne  descritta mirabilmente in alcuni capolavori letterari: Storie di Uji , Makura no soshi o Note del guanciale di Sei Shonagon, Genji  Monogatari e Romanzo giapponese.



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