Come una barca sul cemento di Roberto Saporito

Esce oggi in tutte le librerie il nuovo, atteso romanzo di Roberto Saporito, edito da Arkadia nella collana Sidekar.
La collana, diretta da Mariela e Ivana Peritore sta coinvolgendo le migliori firme della narrativa italiana contemporanea, costruendo sinergie e circoli virtuosi che stanno davvero movimentando il panorama letterario italiano
Questo romanzo di Roberto Saporito è stato abbondantemente anticipato su tutti i maggiori  social network ed ha creato molto interesse fra critici e lettori.
Siamo felici, qui su Books, di potervene offrire un assaggio in anteprima assoluta.
UNO
La barca è un cabinato di 13 metri, bianco con una fascia nera un po’ sbiadita all’altezza degli oblò, un po’ rigato, è vecchio e avrebbe bisogno di manutenzione; nel cielo nuvole grigie corrono veloci scoprendo e coprendo una luna pallida non ancora piena, immersa in un cielo nero avvolgente, il mare è un suono lontano, attutito, ma regolare e profondo, armonico, rilassante.
Il pozzetto in teak è scheggiato e vissuto da anni di uso e navigazione ed è arredato con divanetti stinti, una chaise-longue e una minimale cucina esterna.
All’interno c’è una comoda cucina di legno scuro, due suites con servizi, e quella dove stai dormendo tu, completamente vestito sopra il letto intatto, è illuminata da vetrate a pelo d’acqua che filtrano una luce arancione sporca.
La barca è appoggiata a un accrocco che la tiene dritta sul battuto di cemento grezzo di questo deposito pieno a metà di barche a vela, yacht, cabinati, motoscafi d’altura, eccetera.
Un faro arancione illumina parte del deposito di rimessaggio: alcune barche sono in ombra, grossi e ingombranti fantasmi, forme indistinte, rese misteriose dal velo della notte.
La barca dove dormi tu ha una ripida scala esterna che collega la plancetta di poppa a terra, ed è la tua nuova casa da un anno, nonché il tuo luogo di lavoro: sei il guardiano notturno, che a quest’ora non dovrebbe dormire, ma dovrebbe, appunto, fare la guardia.
Ti svegli e la radio, accesa, sta trasmettendo la coda di un vecchio brano dei Depeche Mode, finita la canzone inizia il radiogiornale, dopo le solite notizie su una delle tante guerre in giro per il mondo e le ultime del governo in crisi, la giornalista racconta della sparizione di un bambino di sei anni, apparentemente rapito, in un giardino pubblico di Milano.
Questo lavoro l’hai ottenuto perché sei amico di lunga data – lunghissima, avete fatto le elementari, le medie e le superiori insieme –, di Basilio Agreste, il padrone di questo deposito di rimessaggio barche, perché tu, di barche, non capisci un cazzo, a malapena sai nuotare, quel tanto, che è veramente poco, per rimanere a galla, e non affogare.
DUE
Flavia non è la prima, la prima è stata Rossella. Solo che quando l’hai finalmente trovata hai scoperto che era morta, da quindici anni, e proprio la prima, l’inizio di una sorta di percorso: tu all’epoca avevi sedici anni, lei quindici. Un rimpianto, il primo, vero, palpabile, reale, quasi doloroso. Qualcosa con un sapore, un odore, una madeleine del cazzo. Tutta una serie di madeleine che hai deciso di andare a cercare, senza un vero motivo scatenante, o comunque non a livello conscio, ma una cosa che vuoi per forza fare, cioè vuoi ritrovare tutte le donne con le quali avresti voluto fare sesso, ma con le quali non l’hai mai fatto per un motivo o per l’altro. Come una sorta di risarcimento. Anche se poi, una volta trovate cosa succede? Forse speri di consumare quello che all’epoca non hai consumato? Ma sono passati anni, tanti anni, le persone invecchiano, come tu sei invecchiato, anche se con te la natura è stata magnanima, non hai per niente l’aspetto di un cinquantenne, forse ne dimostri quaranta, e portati molto bene. Ma purtroppo, l’hai notato anche tu, non tutti sono diventati anziani bene come te, che poi tu sei solo un castello di sabbia, bello ma fragilissimo, e la tua salute in verità è quella che è, dal mal di schiena su su fino alle coliti nervose, ai mal di testa. E poi magari per loro non sei neanche più un ricordo, la gente dimentica, tu dimentichi, tra l’altro sono tantissime le cose che dimentichi, ma non quello, quello è un ricordo che è rimbalzato negli anni, sempre tenuto vivo, come un picco- lo fuoco, e col senno di poi, probabilmente pronto per un momento come questo, pronto a riaccendersi, a riprendere calore. Ma chi può dirlo, chi la capisce la mente umana! Chi ti capisce! Chi ti ha veramente mai capito! Fai le cose, punto. Fai le cose, e i veri perché si perdono nella nebbia densa della tua mente. Sei un libro chiuso, ermeticamente. Lo sei sempre stato.

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