La trama dell’invisibile di Anna Katharina Fröhlich. Recensione di Francesca Mazzucato

 


La trama dell’invisibile

Questo meraviglioso romanzo di Anna Katharina Fröhlich si apre con una citazione di Marcel Proust:
"Ma ciascuno dei giorni passati è rimasto depositato in noi come in un'immensa biblioteca dove dei libri più antichi c'è un esemplare di cui nessuno, probabilmente, farà mai richiesta."

Con queste parole, l’autrice ci invita a entrare in un’immensa biblioteca dell’anima, fatta di libri, certo, ma anche di echi, emozioni, profumi, colori, e soprattutto ricordi. Sin dalle prime pagine, veniamo immersi in un universo sensoriale che cattura ogni senso e ci avvolge completamente.

L’inizio è folgorante: siamo alla Fiera del Libro di Francoforte, dove la madre di Anna Katharina, avvolta in un’aura di teatralità, passeggia tra i corridoi come una diva di un varieté. Con il suo costume di scena e un’aria quasi felliniana, incanta gli uomini come una moderna incarnazione di Calderón de la Barca, portando con sé un soffio di quel giardino sul lago di Garda da cui sembra non essersi mai separata. Il suo personaggio irradia un fascino onirico, una miscela di stravaganza, audacia e mistero che definisce immediatamente l’atmosfera del romanzo.




È qui, in questo luogo caotico e vibrante, che avviene un incontro destinato a cambiare tutto. La madre annuncia: “C'è Roberto Calasso.” Era venerdì 13 ottobre 1995. Quella frase, pronunciata quasi per caso, segna l’inizio di una passione travolgente tra Anna Katharina e il leggendario editore Adelphi. È un amore che si dipana tra letteratura, viaggi, gelosie e assenze, una relazione tanto unica quanto universale, capace di abbracciare il respiro della vita e delle sue complessità.

L’autrice ci guida in un viaggio narrativo che, pur essendo profondamente radicato nella sua esperienza personale, si apre a temi universali. Il romanzo si muove tra città e paesaggi evocati con un’attenzione quasi pittorica: dai caffè letterari alle librerie di Parigi, ai luoghi dove la coppia trovava rifugio. Ogni scena è carica di significato emotivo e culturale, una celebrazione della memoria e della condivisione.

Fröhlich descrive i viaggi fatti insieme non solo come spostamenti geografici, ma come vere e proprie esplorazioni del pensiero e della creatività. Con straordinaria delicatezza, ricorda conversazioni, scambi di idee e silenzi condivisi, facendo emergere una relazione in cui la dimensione emotiva e quella intellettuale si intrecciano armoniosamente.

In uno dei momenti più toccanti, l’autrice riflette:
"Qualunque cosa potesse accadere avrei seguito quest'uomo, poiché intuivo che mi avrebbe amata come desideravo. Avevo la percezione che con lui non avrei sprecato il mio tempo, che una vita vicino a lui forse non sarebbe stata facile, giammai però mediocre. Già quella sera nell'aria vibrava il presagio dell'importanza che avremmo avuto l'uno per l'altra in futuro e di come le nostre vite si sarebbero fatalmente intrecciate. Avevo fiducia in questo azzardo.”




E l'azzardo si intreccia con la nascita della casa editrice Adelphi. Katharina chiede spesso a Roberto: “Ma com'era cominciato tutto?” Lui le racconta degli inizi con Luciano Foà e Roberto Bazlen, quest’ultimo intellettuale triestino che amava Baudelaire e Strindberg. Bazlen, dopo l’incontro nell’appartamento della scrittrice Cristina Campo, inizia a vedersi spesso con Calasso, e insieme frequentano le bettole romane amate da Bazlen, quelle osterie un po' malandate dove bastavano una tovaglia di carta bianca, una caraffa di vino e un piatto di formaggio per promettere il paradiso.

Le pagine del romanzo sono ricche di aneddoti e dettagli che svelano non solo la storia personale di Anna Katharina e Roberto, ma anche, infatti, la magia e l’amicizia che hanno posto le fondamenta di Adelphi. Sono racconti che nutrono l’anima e ampliano la nostra educazione sentimentale e culturale, lasciando un segno indelebile.

Ogni pagina è una danza tra emozioni, ristoranti raffinati, momenti di silenziosa attesa e libri—tanti, tantissimi libri indispensabili. La scrittura di Fröhlich è elegante e misurata, capace di trasformare un memoir in un’opera letteraria universale.

In uno dei passaggi più iniziali, Fröhlich anticipa:
"La nostra conversazione, condotta in italiano, mi ricongiungeva a un mondo a me caro fin da bambina. I nomi che pronunciammo a quel tavolino, Brodskij, Fellini, Karen Blixen o Simenon, ci servivano da aghi magnetici.”

Questa frase incarna l’essenza del romanzo: un dialogo continuo tra cultura, amore e bellezza.

Leggere La trama dell’invisibile significa entrare in un universo capace di riflettere la nostra interiorità. Ogni lettore potrà riconoscersi, ritrovarsi e lasciarsi ispirare dalla grazia con cui l’autrice restituisce vita ai ricordi. Questo non è solo un libro che consiglio, ma un’opera che resterà nella memoria di chiunque la legga, nella storia della letteratura. E se potete leggere un solo libro quest’anno, scegliete questo: non ve ne pentirete.







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