Maurizio Pansini. Il terrore della pagina bianca


Se scrittura è "fatica" di trovare il come, con la scrittura si può anche "giocare. Un faticoso gioco?










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Il terrore della pagina bianca

Arrivò il giorno del terrore della pagina bianca.

Arrivò il giorno in cui, alla pagina bianca venne il terrore di me.
Mi vedeva arrivare alla scrivania e tremava al pensiero di me, lì sopra di lei, con lo sguardo fisso.
Senza pronunciare parola. A volte senza muovere un muscolo.
Solo quello sguardo vuoto, che la oltrepassava creandole un disagio profondo. Scuotendola nella più piccola fibra. Rendendola insicura della sua purezza. Facendola sentire quasi sgualcita.
Finché, quando la tensione era giunta al massimo, una mano impugnava finalmente la penna. Nuova. Piena zeppa d’inchiostro. Nera, col suo bel cappuccio lì in alto.
“PRENDIMI!”
Brandita con sicurezza, si precipita verso la candida superficie, ma all’ultimo istante… Stop. A mezz’aria. Congelato il movimento. A pochi millimetri dal fatidico contatto. Quasi un urlo esce dalla superficie di un biancore assordante.
La pagina, ancora bianca, disperata, detestando la sua verginità, vola via, complice il vento, giù dalla finestra.
Urla la sfacciata. Mentre il mio sguardo la abbandona. Per seguire sognante un piccolo refolo di un’idea lontana.
Irraggiungibile.






Maurizio Pansini vive da sempre circondato dai libri. Bisnonno editore. Dopo averne lette tante di parole ha iniziato a giocarci. Collabora con Satisfiction dove tiene la rubrica "Calembour".




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