Marguerite Duras, la passione sospesa. Di Leopoldina Pallotta Della Torre

Marguerite_duras «La solitudine significa anche: o la morte o il libro. Ma innanzi tutto significa alcol.» Margherite Duras

Di quale libro parlare, per cominciare a parlare di Margherite Duras, se è mai possibile parlare di lei in una sola maniera, rivelandola davvero? Dei suoi successi più famosi, dei suoi meravigliosi libri  dove racconta  una storia ma anche “l’assenza di una storia?” Parlare de “L’amante”? Di “Moderato Cantabile” ? Del magnifico dolente capolavoro “Il dolore” dove racconta il ritorno del suo primo marito dal campo di concentramento, grazie all’interessamento del suo grande amico Mitterrand, che le fu sempre al fianco?
Parlare di lei vuoi dire parlare di scrittura, ossessione per la scrittura, scelta, voluta, perseguita contro ogni cosa, sopra ogni cosa, dopo che, giovanissima, entrando alle editino Gallimard, Raymond Queneau, pur rifiutando il suo primo romanzo, le disse:” Non faccia niente altro, scriva”

Parlare di lei vuol dire parlare di passione. Assoluta, senza compromessi, Passione per la vita,  per la politica,per gli amanti, per i mariti, per il figlio, per l’alcol, passione portata alle conseguenze estreme che sono state anche vicine alla follia, alla perdita totale, al coma etilico. La Duras, infatti, ha sperimentato e lavorato il linguaggio giungendo a produrre una scrittura piena di silenzi e di risonanze interiori. Le sue opere sono nello stesso tempo racconti, poemi in prosa e sceneggiature. In gran parte della sua produzione, inoltre, assistiamo a una destrutturazione della trama  e alla rivelazione della vita interiore dei suoi personaggi attraverso un lavoro di scavo, come uno scultore che elimina quello che c’è di troppo, sapendo che c’è già tutto. Di sicuro, tratteremo ancora delle sue opere in modo più approfondito
La  passione fu importante per lei, che teorizzava la necessità per lo scrittore di indagare i territori dell’illecito.La perdita come misura del sentimento occidentale dell’amore, inteso come passione che divora. Inteso come attaccamento e desiderio che fa perdere la bussola, la direzione. Voglia di incanto e di riflettersi nell’altro come in uno specchio. Voglia dell’altro in una alternanza di esaltazione, dubbio o paura. Sia sulla scrittura che sulla passione, in Margherite Duras, da tanti anni ormai, dopo letture e riletture,costanti e determinate, ( un suo libro mi accompagna sempre) ho trovato, riconoscimenti, conferme, certo,  e consolazioni, tante. Marguerite Duras, pseudonimo di Marguerite Donnadieu, (  Duras è un luogo e si pronuncia facendo sentire la s)è nata il 4 aprile 1914, a Gia Dinh, in Cocincina, l'attuale Vietnam del sud che a suo tempo era dominio francese e qui trascorre l'infanzia e l'adolescenza. Il padre muore quando Marguerite ha quattro anni, è originario di Lot-et-Garonne, mentre la madre proviene dalla Francia del Nord. I suoi due fratelli si chiamano Pierre e Paulo. Con uno dei fratelli c’è un rapporto particolare. Importante. Che lei analizza, sviscera, che estrae dal suo fegato e dal suo cuore. Senza remore, con enorme coraggio. Ho trovato conferme , leggendola, conferme sulla passione. C’è una frase nel suo “Hiroshima mon amour” che forse riassume proprio ciò che lei ritiene essere la natura profonda e contraddittoria  di ogni amore:” Tu me tues, tu me fais du bien”.

Quindi il divorare teorizzato. L’amore che arriva al punto di desiderare il possesso dell’altro, il possesso totale. Ucciderlo quindi, per fargli del bene, scoprire la doppiezza del sentire, arrivare al punto di volere “divorare l’amante”.

Ho trovato consolazioni. Per Duras ogni amore viene poi trasfigurato.Diviene scrittura: Lol Valerie Stein, uno dei suoi personaggi più famosi è l’emblema di una donna travolta dal desiderio perenne, annientata una volta per tutte dalla massa del vissuto e del ricordo.
E’ accaduto sempre, nella vita di Duras. Si sa dei suoi molti amori e dei suoi tanti amanti. Dell’amore più grande, giovane, gay, ultimo, sempre accanto, compagno di bevute, complice di scrittura estrema, Yann Andrea. A cui ha dedicato un libro, Yann Andrea Steiner, a cui si riferisce costantemente, incessantemente. Lei, comunque , a dilaniarsi. Ma se ha prodotto capolavori straordinari, nel linguaggio, nella sintassi franta ed ellittica, nei temi, nella sospensione della tensione narrativa che poi riprende e poi si sospende ancora, sospensione  sempre presente che non toglie carne alla carne anche se lavora sull’assenza di una storia, e non solo sulla storia, se ha prodotto questo allora vale la pena: Dilaniarsi. Spararsi e risorgere. Spararsi e spararsi ancora e darsi e risorgere per essere la scrittrice e la donna che è stata. Con i suoi libri che restano, con i suoi film sperimentali che rimangono.

Avrei potuto analizzare il suo romanzo più noto, “L’amante”, ma invece consiglio questo piccolo libro, poco noto, rintracciabile forse da qualche reminders,  “Margherite Duras, la passione sospesa” di Leopoldina Pallotta della Torre, edito da La Tartaruga.

Un libro dove Duras si racconta in una lunga, frantumata, difficile, appassionante intervista.

L’autrice le domanda:” I suoi sono tutti, in un modo o nell’altro, racconti d’amore. Passione come risorsa ultima e necessaria al trascendere quell’impotenza e immobilità che paralizza i suoi personaggi. Come perno dell’universo durassiano.”
La scrittrice risponde:” L’amore resta la sola cosa che davvero conti. E’ stupido pensarlo circoscritto alle storie tra un uomo e una donna:”

E poi si addentra nell’analisi del rapporto coi suoi amanti, nel significato del rapporto uomo-donna e nella dimensione che questo può avere e che spesso si realizza in una incomunicabilità assoluta

”…Ma quando l’amore  non è detto esso ha la forza del corpo, la forza cieca e intatta del godimento: resta la miracolosa apparenza degli amanti circondati dall’ombra..”

Un piccolo libro dove Margherite Duras sfugge, circuisce la sua interlocutrice,  senza remore fa la conta dei suoi periodi senza amanti(quasi nulli) parla di scrittura, di critica, di vita e di desiderio e le due cose risultano, pagina dopo pagina, inestricabilmente unite.
Certo la perdita, ma quando mai la perdita non è misura degli amori?

E che cos’è la perdita?
Sfuggendo al dominio emozionale forse esistono istanti, attimi- frattempi di incontri carnali fra amanti, attimi appaganti e  belli come una rincorsa  sui prati, attimi- rinascita destinati a finire, ma non lasciando amarezza ma consapevolezza di essere stati vissuti, e , nel caso di una scrittrice come Duras capace di far passare le storie attraverso la sua carne anche i semi di una nuova storia.

Marguerite Duras è morta nel 1996 a Parigi all'età di ottantuno anni.
(Per ulteriori notizie consiglio un sito ricco e bellissimo, pieno di link e riferimenti : http://www.violettanet.it/poesiealtro_autori/DURAS_1.htm)

Commenti

Post più popolari