Trattato di Funambolismo di Philippe Petit (gli esordi appena aggiornati)



Quando i carpentieri in legno iniziano a costruire un ponte, quando i maghi
esibiscono una cordicella sul palco, quando i bambini giocano a tiro alla
fune e quando i funamboli clandestini installano un cavo, c'è sempre un
momento in cui il filo penzola liberamente tra due punti, e sorride"

(Philippe Petit " Trattato di funambolismo").

Quando decisi di creare un blog di  "libri e altri affanni", di recensioni, interviste e altro ( molto altro arrivò pian piano) volevo scrivere di quello che amavo, dei libri, degli scrittori, di libri, scrittori e luoghi e iniziai con questo e solo questo come parametro, come idea che potesse bastarmi e bastarsi. Del resto, diventò solo dopo un blog d'autore del gruppo Kataweb-L'Espresso ( e l'archivio ne fa ancora parte) e mi fu chiesto molto dopo di passare sulla piattaforma di D. di Repubblica. A me parve solo allora che qualcosa si perdesse, pian piano. Perché su quella piattaforma non poteva essere un blog multiautore, e io volevo che potesse esserlo,  anche se non necessariamente. Perché su quella piattaforma non potevo inserire immagini, video e collegamenti come volevo, ma c'era uno schema preciso e funzionale al magazine online, di certo non a Books. Così, pian piano lasciai perdere un po', tra l'altro senza Nunzio Festa, che nel tempo era diventato il collaboratore più affezionato e vicino di Books, su quella piattaforma non era vivo, era qualcosa di freddo, che non riusciva a pulsare di passione, anche passione incostante e disordinata, o precisissima ed eccessiva come è sempre stata la mia. Nunzio Festa, nei periodi in cui io non ho potuto scrivere, o non ho voluto farlo,e ha raccolto e custodito il testimone, facendolo vivere ed esplorando territori e letture che io a volte non avrei esplorato, ma che erano fonte di costante ampliamento e arricchimento. Adesso Nunzio tornerà, insieme a lui, Augusto e Paolo Melissi. Nel frattempo, io procedo, cerco di ritrovare le coordinate, di risentirmi veramente " a casa" in questo spazio. Nel 2005 iniziai con il Trattato di Funambolismo, e lo ritrovo, adesso. Dopo tanti anni, la stessa magia. Dopo il film meraviglioso  Man on Wire , vincitore di moltissimi premi fra cui l'Oscar per il miglior documentario nel 2009 sulla camminata di Petit in equilibrio su un cavo metallico teso fra le Torri Gemelle (ricordo struggente ed emblematico, dopo la tragedia)  Dopo aver letto  tanto altro sul funambolo, non cambierei nulla di quello che scrissi, con passione ed amore. E qui ripropongo

La leggerezza è uno stato senza scopo. Non si afferra e non rifiuta nulla. E’ rara, viviamo appesantiti da drammi e tragedie, da deliri e immagini del passato che sentiamo inestricabilmente legate alla nostra identità.Non riusciamo a lasciare andare, la nostra storia ci identifica e in essa ci identifichiamo, ci pare una follia il "letting go" e per questo siamo sempre più appensantiti, ingobbiti da cose da nulla che ci schiacciano e ci logorano. Da sempre la leggerezza mi si rivela per piccoli barlumi, di rado. Da piccola per me era qualcosa da inseguire. Rappresentata da cose speciali. Una ossessione per tutte, l’ologramma. Qualcosa di incorporeo, che appare e confonde, che è reale ma non si può toccare, in fondo somiglia al concetto di vacuità di cui parlano i buddisti e ai caleidoscopi dei bambini. E poi i saltimbanchi. Capaci di maestrie nello spazio, in quello spazio che non ha preferenze, che non fugge e non si aggancia, che è apertura e basta. Che ti chiede di vincere la paura. Molti libri inseguono la leggerezza, molte storie hanno desiderato essere soprattutto fruscii. Ma c’è un libro per tutti: Philippe Petit, Trattato di Funambolismo, Ponte alle Grazie. Non ho mai visto qualcuno camminare davvero su un filo se non in film e documentari. Mai dal vivo. Però questo libro ti resuscita la suggestione, la magia, la precisione che l’atto richiede.

Philippe Petit è un funambolo di fama mondiale, che ha attraversato su un filo la distanza tra le guglie di Nôtre Dame, tra le torri gemelle del World Trade Center, tra altissimi picchi alpini e tra sponde di pericolose cascate.
In questo manuale Petit ha raccolto l’essenza del funambolismo, un’arte speciale, sottile, fatta di dettagli minuti e di profonda consapevolezza,  effimera e impalpabile, come l’arte di vivere. Come l'arte di essere felici( almeno ogni tanto) Come gli ologrammi. Per questo il Trattato   è manuale e romanzo, trattato di filosofia e ode alla vita, saggio di ricerca spirituale, opera lirica e struggente. " Chi è fiero della propria paura osa tendere cavi sui precipizi; si lancia all'assalto dei  campanili; allontana e unisce le montagne. Ecco il viaggio da fare: alzati quando il filo si mischia alla carta del cielo.” Scrive Petit. Questo libro non smette di affascinare, di catturare. Pagina dopo pagina, citazione dopo citazione ci si sente in aria insieme all'autore, si guardano le cose da un diverso profilo. E' incredibile come tutto si modifica se lo si guarda di sbieco, girandosi a destra o a sinistra, dal basso o dall'altro. Dall'altro c'è la percezione precisa del nostro essere infimi, del nostro essere nessuno. Ed è una situazione spaziosa, aperta, dall'altro anche una macchina grande sembra un minuscolo insetto e così lo spazio si apre e si dilata come le quinte di un teatro, e qualcuno, il funambolo o qualche creatura alata può fermarsi un istante, un minuscolo frattempo per fare un inchino.Come fa, sulla terra, nella quarta di copertina Werner Herzog:” Ti rendo omaggio, Philippe, Uomo Fragile del Filo, Imperatore dell'Aria. Come Fitzcarraldo sei tanto raro e prodigioso che più non si potrebbe: un Conquistador dell'Inutile. E m'inchino con rispetto profondo."
Il funambolo Philippe racconta la sua arte e racconta la leggerezza, capitolo dopo capitolo, regalandoci pagine piene di meraviglie. Incitando a superare i propri limiti, qualsiasi essi siano, perché:”… i limiti esistono soltanto nell’anima di chi è a corto di sogni”. Sfogliandolo, sottolineandolo, rileggendolo e lasciando che le sue parole vaghino nella mente e si ritrovino perfettamente adatte ai fatti della nostra vita, quando, un piede dopo l’altro, camminiamo su diagonali immaginarie, e pendiamo su abissi profondamente reali, si sente che la leggerezza potrebbe essere a portata di mano, basterebbe un po’ di consapevolezza, la presenza mentale, l’attenzione, la curiosità. Vivendo così, come suggerisce Petit, le cose potrebbero essere cariche di una forma di perfezione trasparente, simile all’arcobaleno. Basterebbe tornare nell’animo quei bambini che siamo stati,  riascoltare la musica dello stupore che ci avvolgeva quando  restavamo catturati dai giochi di luce sulle superfici a specchio, dai luna park e dal circo, da tutto ciò che si mostrava mobile, fluttuante, in costante equilibrio e cambiamento, in pieno accordo con il grande flusso della vita e dell’energia


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