Dossier K. Imre Kertész

Dossier K. sta per dossier Kertész. E' la mia deduzione, anche se si potrebbe equivocare e si potrebbe pensare a qualche documento segreto, a qualche  golpe sconfitto, a qualche nefandezza commessa da logge o servizi segreti. Niente di tutto questo. Comincio il nuovo anno parlando ancora del premio Nobel ungherese. Ero a Marsiglia in questi giorni e, nella bella vetrina di una nuova libreria nella rue Paradis, ho visto Dossier K. Sono entrata, l'ho preso, e la libraia mi ha detto che era uscito la mattina stessa. Non so quando verrà tradotto in Italia ma per me, leggere Kertész in italiano o in francese non cambia, non potendo comunque udire  la "sua" voce in lingua originale cerco almeno di udirla prima . Questo imperdibile libro( ordinatelo se potete, senza aspettare, sono così pochi i libri che meritano un po'di fretta, che pretendono che ci si dia da fare per averli, per leggerli, per allargare la visuale), è un romanzo, anzi un romanzo autobiografico sotto forma di dialogo, ispirato ai Dialoghi di Platone. C'è la storia di questo scrittore straordinario, ci sono le sue esperienze di vita e ricorre la domanda cruciale:"La verità autobiografica esiste?" Che differenza c'è fra un romanzo e un'autobiografia? Cosa vuol dire scrivere partendo dalla propria esperienza? Tutti questi temi scorrono fra le pagine che sono leggere e splendide, dialoghi,ma anche sinfonia, musicalità che seduce, parole pregnanti, aperte su variabili immenisità( si parte dal dettaglio, dal piccolo e poi si passa all'enorme, dal piacevole all'insopportabile, dal dolore all'ironica precisazione),  risposte a (ipotetiche?) domande che creano e ricreano continuamente un mondo, una città, Budapest, l'infanzia delllo scrittore, la Storia e le storie, con un senso dell'umorismo e una leggerezza che sorprende, come succede sempre, dopo aver letto Imre Kertész, si termina il romanzo sentendo che qualcosa è cambiato nella propria comprensione dell'esistente, e anche di quello che non esiste ma si aggiunge, si crea. Auschwitz, i regimi comunisti dell'Ungheria, la fatica di essere scirttore, la povertà, l'emarginazione, l'adattamento faticoso, la pazienza. Un'altissima lezione e un libro al quale ritornare spesso, da riaprire, da sottolineare, da portare in giro. Un prezioso libro per inaugurare meravigliosamente il 2008.
qui una bella recensione in francese

(recensione del 5 gennaio 2008. Si riparte dagli amori, dai punti di svolta indispensabili)

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