Alabama Song, di Gilles Leroy

Scrissi di questo libro nel 2009.

Desideravo scrivere in modo appassionato, eccessivo e debordante dei libri che incontravo sulla mia strada e che amavo. A volte anche di quelli che odiavo e che odio, disturbanti per molte ragioni,  necessari comunque, non te ne liberi.. Coi libri, funziona così. Incroci, sfioramenti, appunti mancati. È un desiderio che ha assunto toni più pacati ma rimane dentro. Scrivere la passione della mia lettura ossessiva, costante, meditata, che proteggo.



Non sapevo niente di questo libro quando l'ho preso e non so nulla del suo autore ma non vedevo l'ora di scriverne qualcosa, mentre lo leggevo mi bruciava fra le mani, ero dentro le pagine, fra le righe di questa storia, una sorprendente  stratificazione di narrazioni, pensieri, confessioni, emozioni; ci ho trovato il mio passatopresentefuturo e dove non c'erano tracce riconoscibili avrei voluto trovarle, avrei voluto inserirle: pagina dopo pagina invidiavo l'autore per averlo scritto, invidia bizzarra carica di gratitudine. Una biografia-romanzo- confessione-storia. Una roba contraffatta. Leroy è un “malfattore”. Ogni libro importante è opera di un malfattore, di un disturbatore. Non può essere altrimenti. La vicenda di Zelda Sayre Fitzgerald, moglie dell'autore di “Tenera è la notte”, è causa e pretesto( solo causa e pretesto) per una storia fatta a pezzi. A brandelli. Come la vita e le ambizioni, ad un certo punto. Come il talento, l'amore, l'aborto e il desiderio.

A pezzi. Pezzi di storia che mirabilmente si orchestrano da soli( senza direttore, senza dirittura d'arrivo in apparenza) e che lasciano quella traccia, quella che eccita, rende balie di antichi sentimenti rigurgitati, rende affascinati spettatori-competitori, rende parte precisa del libro.

E' mio, vorrei dire, e deve esserlo, accidenti, è del lettore, Leroy si è preso Zelda e l'ha fatta sua, io dico a Leroy che ha parlato anche di me e che questo libro è mio. L'ho sentito. Come si sta quando si sente un libro, è un'esperienza che si fatica a descrivere( eppure volevo provarci a tutti i costi col rischio di fallire, poi chi vorrà Alabama song se la vedrà da solo, o da sola, dovevo tentare, ma dovrà essere anche vostro, per capire) Lontana dalla famosa coppia. Vicina in parte, ma anche lontana. Per strade arrampicate e mie.

 

Oh! Il silenzio! Il silenzio degli interstizi. Il grande bianco che s'intromette e viene a medicare con etere e ovatta la crepa nelle nostre teste

 

Potrebbe bastare questa frase, forse.

E' tratta dalle parti in cui la protagonista vive immaginari colloqui con gli psichiatri che l'ebbero in cura. Si diceva che fosse pazza invece Leroy ci racconta di una pioniera, artista, ardita, lucidissima meravigliosa donna

E riporta scandalizzato, alla fine del libro, il vero necrologio apparso sul Montgomery Advertiser del 1948:

 

Ieri a mezzanotte precisa, Zelda Sayre, moglie dello scrittore Scott Fitzgerald, è deceduta nell'incendio della sua clinica, l'Highland Hospital, ad Asheville, Carolina del Nord dove era in cura da oltre dieci anni per disturbi mentali. Ben nota ai nostri concittadini per essere stata una delle più straordinarie Southern Belle, conosciuta anche come scrittrice , pittrice e icona dell'Età del Jazz, a vent'anni Zelda condivise la gloria con il marito. Dopo la metà degli anni Trenta caddero entrambi nell'oblio”

 

Come può essere ingeneroso un necrologio, e la vita, racchiusa in poche parole imperfette, imprecise e di corsa, può essere, è stata davvero la vita di Zelda( o della donna chiamata Zelda in queste pagine?) Morta bruciata perché reclusa. No.
Leroy non vuole, pare dirci, “ok, sterminatemi per la mia scorrettezza ma io le rendo giustizia”, e non solo a lei.
Rende giustizia diventando donna. Non scherzo. E' l'animo, il sentire, è la rabbia, il furore, il fuoco, la cenere, l'arte, la noia, la vanità, la felicità, la cura e l'amore, è tutto questo l'autore, tutto declinato al femminile, tutte le sfumature, tutti i chiaroscuri possibili della vita di questa protagonista( a questo punto che sia stata o meno, davvero, Zelda, cosa importa?)
Ha fatto un cut-up sulla storia della moglie di Fitzgerald questo scrittore francese che non conoscevo e non avevo mai letto, un cut-up, un'operazione visionaria e contemporanea e con questa ci ha restituito la storia, la letteratura, la verità sulla psichiatria prebellica.

Verità, una parola grossa. Tasselli. Ci si deve rendere conto che solo tasselli e frammenti in una degna orchestrazione possono restituire qualcosa, o addirittura dare aggiungere, devastare, arrivare fra le budella. Un libro che si fa amante( lo è stato, il mio amante in questi giorni di lettura avida), un libro che si fa caleidoscopio, diario, grido. Spesso è un grido, leggendo. Spesso ci sono grida fra le pagine. Ne percepisco ancora l'eco.

 

Mi piacerebbe essere solo bella, e vergine, e immatura. Essere solo me stessa, me stessa al punto finale. Al punto originario. E' lo stesso. Amami

 

Attorno all'amore( dato, esaltato, acclamato, violentato, stuprato, rifiutato) ruota tutto, Alabama song ma non solo. La mia vita ruota. La vita di qualsiasi lettore. Allucinanti momenti di delicatezza, di illusione, desideri frustrati, realizzati, follie, parole. Tutto ruota. Per questo è facile che il grido risuoni anche dentro di noi, anche non amando in particolare il marito famoso di Zelda( e ubriacone e omosessuale e devastato e geniale)

Zelda viene trattata come un burattino scaraventato in un parcheggio, vicino a scatoloni, rifiuti, residui di cibo. Ma solo il “simbolo-zelda” quello buono per necrologi e lustrini.

In lei, attorno a lei( e all'amore anche quello da tunnel, da aborto furtivo, da bicchieri lanciati) c'è molto di più

Danza, scrittura, pittura

E, si sa, il danzatore e la danza sono una cosa sola

Mi sono sentita così leggendo. Anche nuda.

 

All'aviatore piaccio nuda. Nemmeno lui si copre. Rideva le prime volte che nascondevo il seno con un lembo del lenzuolo. Così nuda che mi faceva quasi star male.

 

Vivere quindi, vivere nudi e infuocati ci dicono queste pagine. L'ho finito con dolore.

 

La fine la so, ma non la dico. La lascio alla sua ebbrezza amorosa, alla gioia del momento... Non mi chiedete come faccio a saperlo. Lo so e basta.

 

Il calore dei corpi, delle parole, del tempo. Non avere paura neanche fra pareti bianco-gesso. Neanche fra lotte perdute in vasche gelide dove la testa gira e la forza abbandona.

Questo ho sentito- se ci sono le parole per comunicarlo, il sentire- leggendo Alabama song. Sembra un titolo generico, invece è perfetto. Canzone, sinfonia, dodecafonia, grande opera. La sento, la continuo a sentire. Ha la traccia di parole, di scritture nascoste. Ha odore di alcol e di lacrime salate. Non riesco a dire “leggetelo”. E' troppo “mio” questo libro. Di un'intensità che graffia, compone e scompone, si fa inferno e illusione.

 

Arriva il giorno, inevitabile , in cui ci si deve scusare di scrivere. Scrivere non è corretto.

e ancora

 

Nessun peso. Intendo: nessun dispiacere; nessun corpo estraneo; nessuna ferita al nostro equipaggio. Nessuno farà perdere la pista ai nostri cani o ai nostri cavalli. Danzavamo. Raccoglievamo tutti l'alba di spuma. Chi vuole rubarmi tutto questo? 

Commenti

Post più popolari