Le Grottesche di Elvio Fachinelli


21 dicembre 2019, trentennale della morte di Elvio Fachinelli, che la casa editrice Italo Svevo ricorda pubblicando un prezioso inedito a cura di Dario Borso: Grottesche. Notizie, racconti, apparizioni.
La mattina del 21 alla Libreria Popolare di via Tadino 10, Milano, il libro verrà presentato, oltre che dalla figlia Giuditta e dal curatore, da Marco Dotti e Massimo Recalcati. Qui pubblichiamo col consenso dell’editore la premessa di Dario Borso e l’incipit del testo.







PREMESSA


Per tutta la seconda metà degli anni Cinquanta Elvio Fachinelli, giovane specializzando in neuropsichiatria, frequentò un gruppo d’intellettuali socialisti, tra i quali spiccava il poeta Elio Pagliarani, con lui in sintonia al punto da citarlo così in esergo al suo poemetto La ragazza Carla: «Un amico psichiatra mi riferisce di una giovane impiegata tanto poco allenata alle domeniche cittadine che, spesso, il sabato, si prende un sonnifero, opportunamente dosato, che la faccia dormire fino al lunedì».
Il poemetto uscì per Mondadori nel 1962, anno in cui Fachinelli, da poco in organico presso una clinica psichiatrica, iniziava un’analisi didattica con Cesare Musatti che sarebbe durata un triennio.
Aprendosi al campo psicanalitico, egli avrà certo incrociato o ripreso Psicopatologia della vita quotidiana e Il motto di spirito, due classici freudiani strettamente imparentati anche dal punto di vista formale, in quanto sono gli unici a presentare una serie nutrita di aneddoti gustosi – che in fondo è la struttura di Grottesche. E un altro spunto può averlo fornito il Diario fenomenologico di Enzo Paci, uscito verso la fine del 1961: sta di fatto che a metà 1963 Fachinelli inizia a redigere a spron battuto un diario per così dire psicosociologico, dove a risaltare è il valore emblematico che singoli aneddoti assumono riguardo al passaggio epocale da una realtà agricola a una industriale – una fenomenologia del miracolo economico insomma, nei suoi effetti sui costumi degli italiani.
Sullo stesso tenore Fachinelli proseguirà il diario fino all’estate del 1989, fin quasi cioè alla morte. In più, nel 1985 inizia a trascrivere gli aneddoti e gli aforismi più significativi ivi contenuti in un quaderno con tanto di titolo e sottotitolo – quelli presenti qui sul frontespizio.
Sulla scelta del titolo, a metà tra il letterale sostantivato delle decorazioni antico-romane e il metaforico aggettivato del genere letterario ottocentesco, è interessante notare come nel corpus freudiano la categoria di grottesco, pur così imparentata con l’altra fondamentale di unheimlich, sia del tutto assente.
Assai lunga invece, in ambito generalmente critico-storiografico, la sfilza di sinonimi o limitrofi per circostanziarla: il comico, il paradossale, il parodico, il caricaturale, il bizzarro, il macabro… o, a tentare una dinamica: quando il comico diviene inquietante, quando il paradossale assurdo…
Ma qui, in Fachinelli?
Forse a dirimere basta, instar omnium, l’esempio segnalato da Pagliarani: cosa rende grottesca infatti la giovane impiegata? Il sonnifero che la inchioda in catalessi nel weekend, ossia che annulla il tempo libero, di svago, di piacere. Grottesca è l’assenza del Lustprinzip, grottesco il dominio assoluto del principio di realtà, che riduce la ragazza a un automa. Il grottesco insomma è iperrealismo puro, realizzato, un raddoppiamento della realtà che è poi un altro modo per definire la ripetizione e suo Zwang.
Jean Paul, il primo e forse massimo teorico-pratico del grottesco, dette una definizione icastica del tema: «Antropoliti: uomini impietriti». Che in questo senso andasse anche Fachinelli, lo possiamo desumere dal fatto che la categoria di grottesco gli si presenta a metà anni Ottanta in contemporanea con l’altra di estatico.
E pure questa seconda categoria fuoriesce dal dizionario freudiano, in direzione opposta al grottesco, quasi a formare due condizioni-limite dell’umano: da una parte l’iperrealtà orrida della pietra, dall’altra l’irrealtà sublime della brezza marina.
Dario Borso

Su questo Fachinelli, sono da vedere almeno: E. Pagliarani, Pro-memoria a Liarosa, Marsilio, Venezia 2011; E. Morpugo, Ricordo di un’amicizia, in M. Conci, F. Marchioro, (a cura di), Intorno al '68, Massari, Roma 1998; G. Fofi, Psicoanalisi e pratica politica, in N. Pirillo (a cura di), Elvio Fachinelli e la domanda della Sfinge, Liguori, Napoli 2011.
La citazione di Jean Paul è da Viaggio a Flätz (1808), romanzo breve che uscirà a mia cura nel 2020 per Del Vecchio Ed.
La categoria dell’estatico è sviluppata in La mente estatica, Adelphi, Milano 1989, cui Fachinelli iniziò a lavorare sistematicamente nel 1985, quando cioè trascrisse il grosso delle grottesche variando talvolta leggermente e mantenendo l’ordine cronologico (pur senza riportarne le date). Poi, finché ne ebbe le forze, continuò a trascrivere aneddoti e aforismi ripescandoli dall’intero diario senza più badare all’ordine cronologico. Sull’ipotesi che il ripescaggio era in progress, nel corpo delle grottesche ho inserito in corsivo altri aforismi e aneddoti che più s’intonavano al criterio seguito dall’autore e riordinato il tutto secondo l’ordine cronologico.
Nelle note a fondo testo ho riportato le singole date e segnalato gli elementi significativi presenti solo nel diario.


GROTTESCHE



1
«Non riesco più a scrivere, non riesco più a pensare.» – «Almeno scrivi quello che hai pensato anni fa.» – «Non lo ricordo».

2
Al medico che stende la cartella clinica, operaie e contadine dicono con pudore, parlando delle mestruazioni: «Le mie cose». Alcune tentano il termine tecnico e ne vengono: mesturazione, mostruzione, e simili. Quasi: mostruosità.

3
Un istruttore di guida giura alla moglie sulla testa del figlio che non la tradirà con nessuna delle sue allieve. Poi va in chiesa ad accendere un cero per il figlio.

4
Una vecchia signora si sente perseguitata dalla pubblicità. «La Palmolive mi manda i suoi messaggi. Io non aderisco. La Palmolive mi perseguita». Alla fine va dal droghiere e chiede: «Mi dia un DDT veramente omicida».

5
Una banda di adolescenti, d’estate, va al fiume a fare il bagno. Qui incontra una ragazza un po’ scema, accompagnata da un cuginetto di una decina d’anni, che dovrebbe farle da guardia. La ragazza non sa nuotare e subito qualcuno le propone di insegnarle, lei accetta fiduciosa. In acqua, a turno, palpeggiamenti un po’ selvaggi, interrotti dal cuginetto che, dalla riva, scaglia pietre e grida: «Lascia stare mia cugina! Giù le mani da mia cugina!». Allegro trambusto. Ma la ragazza impara effettivamente a nuotare.



1. [VI.1963] Dal diario emerge che il primo interlocutore è Luciano Amodio (1926-2001), intellettuale di area socialista i cui scritti sono raccolti in Storia e dissoluzione, Quodlibet, Macerata 2003, il secondo la moglie Herma Trettl.
2. [VI.1963]
3. [VI.1963]
4. [8.VII.1963] Palmolive, colosso americano dell’igiene; nel 1962 la biologa ambientalista Rachel Carson aveva dimostrato gli effetti cancerogeni del DDT.
5. [VII. 1963]

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