Lei. Due poesie di Emanuela Nardo

LEI

sei il cuscino dei pensieri passati
sei la lei che non sarò mai
eppure sei qui
con me
sempre
sei tutte le meraviglie
e tutte le attese
sei l’altra
quella che crede
ancora
sei quella forte
che ha salvato la pelle
resistendo
sei il cuscino dei sogni passati
irraggiungibili
puerili
sfrenatamente reali
solo per te
sei le parole
che arrivano
per salvare la terra
sotto i miei piedi
sei la voglia di provare
sei quella che mi chiama
mi fa fare le scale
aprire la porta
e solo io non faccio l’ultimo passo
verso sei corde
sei nata nella tempesta
hai rotto le chiavi
hai preso altre strade
ma aspettavi che arrivassi io
non potevi da sola
ti ho delusa
lo so
e tu mi chiami ancora
mi cerchi ancora
sei quella prima dello squarcio
fisico, pesante
pece
che ha cambiato entrambe
sei quella che ci ha creduto
tanto
troppo
fino a spezzarsi
sotto le proprie convinzioni
io sono l’altra
quella risorta dal
fango
che si porta lo squarcio
ogni giorno
io sono quella
dei sensi di colpa
delle scelte dovute
dei ripensamenti
dei bocconi ingoiati
io sono quella dei devo
tu quella dei potrei
tu viaggiavi con una valigia
troppo pesante
io l’ho abbandonata in qualche stazione
senza treni
dovevo fare delle scelte,
lo capisci ora?
dovevo salvarci
lo capisci ora?
ci ho provato
e tu
tu eri troppo leggera
e sola
ed io volevo solo contatto
ho chiesto al dottore
ti ho chiusa in un corpo sinuoso
con sei corde sul ventre
e con la mia nuova rigida
razionalità
sono entrata nel mondo
a cercare risposte
senza porre domande
SE FOSSI ANCORA QUELLO

Se fossi ancora quello
che fuggiva sì più lieto
a camminare senza scopo
a rinnegare senza pace
troppo grande la foresta
troppo piccola la tana
se fossi ancora quello
che urlava ad ogni fine
che stringeva tra le mani
la sua piccola premura
se fossi ancora quello
che lanciava via i piatti
sminuzzava i punti tuoi
che lasciavi lì sospesi
sezionava le lenzuola
ripiegava sui consigli
i sogni poi finiti
se fossi ancora quello
che cascava tra i binari
da altri spesi bene
se fossi ancora quello
che sognava sulle ortiche
biascicava le sue gesta
declamava per i sordi
troppo grande la foresta
troppo piccola la tana


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