Mosaico Brauquier. Il poeta del mondo meticcio di Marsiglia

Ho cominciato ad occuparmi del poeta marsigliese Louis Brauquier nel 2006, e sono stata la prima traduttrice in italiano di una ristretta selezione di sue poesie come si può leggere qui : le poesie che ho tradotto 12 anni fa sono ancora disponibili gratuitamente qui. Da molto tempo penso a come potrebbe essere una biografia romanzata sul grande poeta nomade e navigatore tanto amato da Jean -Claude -Izzo, e immagino qualcosa strettamente legato alla città, a una Marsiglia cambiata negli anni, diversa e ancora capace di portare via pezzi di cuore e di meraviglia.  Intanto, con piacere qui ripropongo.

Rue Maritime
Cent mètres de la rue Beauvau, comme vous possédez le monde! (Louis Brauquier)

Questa una mia dedica- dichiarazione d'amore alla città, dal primo racconto del Magnificat:
Marsiglia che sei città e sei frattura, con le labbra schiuse dagli arrivederci, con le case dalle terrazze dove ci puoi mangiare che aprono le braccia ai nuovi arrivati come alle spezie e al buon vino, Marsiglia con le mani serrate dagli addii, le facce spalancate dai ritorni, Marsiglia che sei di mare, di Corniche, di saliscendi, ma anche di carne e di pelle e di sangue e di labbra, di odori e di merci, di navi e di asfalto, quanto sai essere d’asfalto! Quanto sai raccontare nostalgici fado d’amori perduti, su quell’asfalto smarriti, su quell’asfalto mischiati  a drammi, inciampi, sciagure, affari e congiure,  Marsiglia che sei l’approdo e che regali mischiate insieme le passioni del mondo e quelle furiose di uomini stanchi, puoi essere amata o odiata ma non lasci lo spazio a vie di mezzo, a soluzioni di compromesso, io ti ho detto un sì che era per sempre appena arrivata e tu  mi hai risposto quando sono scesa dalla scala deviata fuori dal portone della stazione adesso ristrutturata, da allora sei diventata emblema. Sei diventata quell’altrove- a qualcuno ne basta uno qualsiasi, io volevo far iniziare tutto da un altrove speciale-  Marsiglia disuguale e profumata, di basilico aglio, vino rosato, abbordi veloci e speranze, stai diventando sempre più di moda, sempre più elastica, sempre più malleabile ai desideri modaioli di turisti che arrivano dalla Provenza, hanno nel naso gli odori di Provenza e ti vogliono provenzale e da cartolina, accetti, ti presti quel tanto che basta, ma con la sufficienza di chi è esistita – gloriosa eccome- in altri contesti, in storie d’altri dove hai fatto capolino, Marsiglia che sai  somigliare a una sorta di straccivendola ondeggiante, io vorrei piantare un cartello da qualche parte vicino al Panier, vorrei piantare una bandierina come quelle di chi fa le spedizioni, di chi sale in alto fino a toccare il cielo, vorrei come i cani pisciare sul territorio che considero mio, urlarlo, scriverlo, registrarlo che ti ho scoperta e amata quando per tanti c’era ben poco da amare e da scoprire, quando per tutti eri la città pericolosa, la città di malavita, la città da evitare, quando tutti sussultavano “ dio mio potrei farmi rapinare, potrebbe puzzare, cosa ci trovi, cosa ti dice, perché Marsiglia, ma che senso ha”. Un senso, eccome.Io avevo le tracce della mia “cartografia” personale, sapevo che contenevi le necessarie forme e le necessarie fratture per potermi rispondere, per potermi anche adottare- un affido per meglio dire, una cosa a tempo, non per sempre, non ho mai chiesto tanto. Avevo delle domande solo mie, magari sconnesse, avevo domande con l’impellenza di una risposta se non di una soluzione, tu me ne hai fornita una gamma con la furbizia di chi sapeva che così facendo sarebbe stato per sempre indispensabile, innegabile, scompaginata ma necessaria. Così è stato.  Posso dire che io so, e anche tanto tempo fa sapevo. Caparbia proseguivo nella mia ricerca di trovare casa a tutti quei punti interrogativi riguardo alla vita, alla gente e allo spazio urbano, sapevo che c’erano elementi fondanti di queste cose a Marsiglia, o avrei potuto di certo rintracciarle, avrei trovato terreno molle, strada spinata e adatta. Appena arrivata, appena scesa da quella scala antica e bella, con la fatica di chi è scampato a un’impresa per niente agevole, per niente morbida o delicata scampata sonnolenta, logora, intorpidita, scampata affaticata, ma contenta, con quella contentezza che mozza le parole, le ricaccia indietro per forza, oppure le silenzia,le lascia in sospeso, le fa attendere un solo rapidissimo istante e  magari parli quando vedi la luce, vedi i tetti le case e i saliscendi, magari parli ma non arriva nulla, quella contentezza non mette l’amplificatore, si è abituata a stare sottotono, perché sa riconoscere la bellezza di quello che per tanti è stato solo orrore o – comunque- un posto da evitare, e che esista un posto da evitare per definizione, è qualcosa che con l’orrore ci balla il tango, qualcosa che con l’orrore ci rima. Marsiglia che sei un’eccedenza, che fai sfrigolare uova su fornelli di fortuna, Marsiglia figliola prodiga, esagerazione di sciabordii e di schegge di luce regalate al tramonto senza problemi, senza fronzoli, senza patti con la scarsità che accetti, Marsiglia di pesca, del faro di Sainte_ Mairie, Marsiglia  figlia perduta, dell’orizzonte da cui emerse un giorno la barca di Protis, l’Ulisse dei marsigliesi,  regina decaduta, Marsiglia che prepari anelli di totani, ne triplichi il prezzo e li offri ai turisti su piatti larghi e tavoli stretti ma che guardano quel magnifico Vieux Port, Marsiglia che mi hai dato il punto zero, quello della partenza, Marsiglia del poeta e anche mia, come sua.

su HIVERNAGE

A Marsiglia sono andata dal “mio” libraio, sapevo di non poter sbagliare. Ha sorriso quando gli ho dato l’elenco dei testi di Brauquier che stavo cercando, di tutti i tasselli - e quanti - ancora mancanti per continuare il lavoro dentro e attorno l’opera così vasta ed eterogenea di questo artista. Non era cambiato niente, tutto, nel negozio era come lo ricordavo. E dire che tante cose stanno cambiando a Marsiglia. Seducente e cangiante la città si modifica, resta aspra in alcuni punti e ne addolcisce altri. Sono entrata rassicurata; è una delle più belle librerie del centro di Marsiglia, con la vetrina antica, la porta in legno e i libri ordinati con criterio ed esposti con meticolosa attenzione. So che il mio viso non gli era ignoto, ma non credo si ricordasse che proprio lì, alla fine del 2005 avevo acquistato Je connais des iles lointaines, il volume edito dalla Table Ronde con le opere complete di Brauquier. Il libro da cui è cominciato DAVVERO, nel senso più viscerale, profondo e appassionato, il mio avvicinamento al grande poeta navigatore.  E’ stato da quel testo che sono nate molte ricerche e molte diramazioni, quelle che mi hanno spinto “oltre” le fondamentali citazioni di Jean-Claude Izzo(http://www.jeanclaude-izzo.com) nei suoi libri dove deborda, luccica e preme l’omaggio per l’autore diEau douce pour navires (http://membres.lycos.fr/brauquier) e di tanto, tanto altro.
La fatigue prend le vieil homme sur le Port./ Il s'assied au "Suffren", se fait servir un rhum,/Et croit qu'il va retrouver sa jeunesse./Un rhum,/ En souvenir des soir aux anciennes Antilles/ D'escles brèves qui ne lassaient au voyageur/Que le regret de voir, sous la nuit tropicale, /Le feux d'un autre port s'abimer dans la mer.

Gliel’ho detto, al “mio” libraio, mentre cercava sul computer se poteva reperire tutto quello che cercavo, gli ho detto che ho continuato a lavorare su Brauquier, che il mio lavoro è disponibile in versione digtale, ha voluto il link dell’e-book (http://www.kultvirtualpress.com/opere.asp?book=1046) ha interrotto la ricerca dei libri e l’ha scaricato, estremamente compiaciuto e un po’ stupito del mio entusiasmo e di una “scintilla” italiana pubblicata on line per far conoscere il poeta  che ha esaltato “la ville promise”, “la ville-globe”.Dopo aver scaricato il testo mi ha chiesto di seguirlo al piano di sopra. Sono andata, come ipnotizzata. Mi è apparso il paradiso. Vetrinette piene di libri antichi, volumi preziosi, carta ingiallita, pile di testi accatastati su un tavolo. Testi francesi rarissimi, avrei voluto toccarli e annusarli, avrei voluto sfogliarli tutti ma sono restata immobile. Imbarazzata, eccitata. Ha armeggiato per un pochino e poi mi ha consegnato il testo che sapeva di avere, un volume raro che mai avrei sperato di trovare. La raccolta delle poesie postume di Brauquier nell’edizione originale edita da  Collection Sud nel 1978, edizione fortemente voluta dalla sorella Eugénie e prefatta e curata dall’amico di una vita, Gabriel Audisio(http://www.evene.fr/celebre/biographie/gabriel-audisio-3927.php) che ha scritto il testo introduttivo alle liriche il 23 gennaio 1978 ed è morto il 25.
La brume s'élève du fond de la lagune./ Fantomes enjambant les limites du champ,/ Je les vois m'investir, ramper vers la maison,/En poussant devant eux la blanche solitude
Missione compiuta, e un tributo ad un’amicizia durata sessant’anni. Queste amarissime poesie (Il titolo stesso significa “riparo d’inverno”) sono comprese nel volume delle opere complete edito dalla Table Ronde ma possedere l’originale dove l’ordine e i titoli delle diverse parti sono scelti espressamente dall’amico, è per me come possedere un tesoro. Inimmaginabile meraviglia. Provo ancora un senso di gratitudine verso il “mio” libraio, sono come inebetita ma ho sottomano il volume e mi aiuta a credere che non sia un sogno, come non è un sogno poterne parlare solo perché ne vale la pena. Solo perché è importante e non per pubblicizzare, recensire, spingere all’acquisto. All’inizio, dopo la prefazione, c’è una bella foto del poeta, di quelle foto in posa, con l’espressione volutamente intensa, quelle foto di  una volta che si facevano andando negli studi, e difatti ha una didascalia, c’è scritto “Photo Studio Da Silva – Marseille”, chissà se esiste ancora... Seguono poi i testi di due liriche del 1975 e del 1976, testi manoscritti e stampati che mi hanno regalato la grande emozione di vedere la calligrafia autentica, minuta e antica, meticolosa e tondeggiante di Louis Brauquier. Le poesie contenute in Hivernage risalgono a un periodo particolare; era morta da poco, nel 1971, l’amatissima moglie Geotte e Brauquier, per sua stessa ammissione, era rimasto solo, smarrito, perso. Come se non ci fosse più il timone, la bussola, niente, una nave destinata a una deriva senza fine. Questo dolore traspare da ogni riga, scivola sulle pagine come se ogni capoverso contenesse lacrime trattenute: ”Je ne salverai riene de ce que j’amassais/Les souvenir encore trop lourds pour une ombre / Et, soudain, leur retour au néant me soucie.” Ho preso il libro prezioso dalle mani del libraio che me lo ha fatto pagare proprio come un piccolo tesoro. In fondo ha dimostrato di avere introiettato la tradizione di affari e commerci che è parte integrante della storia Marsigliese e che ha tanto influenzato i temi di Brauquier. 40 euro contro un prezzo originale di 30 franchi. Ma non ha nessuna importanza. Sono, le poesie di Hivernage, un dolentissimo tentativo di strappare all’oblio, alla dissoluzione e alla perdita finale i ricordi, le impressioni, le emozioni di una vita ricca di viaggi, conoscenze, scoperte e letteratura. Sono anche una commovente dichiarazione di fedeltà affettuosa ed emozionata alla memoria della sua bella compagna di una vita, sono una ricerca della pace, dell’ombra e del silenzio ricerca sempre più frequente e necessaria: ”L’homme écoute  la nuit rever dans le silente / De voix , parfois, appellent, en vain, puis renoncent. L’homme, alors, ouvre au ras de l’ombre, et la regarde.”
Questa raccolta è stata voluta ed affidata all’amico Audisio dalla sorella del poeta, Eugénie, “sa chère Nine”, che, dopo la sua morte con incredibile tenacia e determinazione ha portato avanti la sua lotta per far conoscere l’opera del fratello. Ha voluto spargere le tracce e gli elementi della sua poliedrica attività artistica (fu, come abbiamo detto, anche poeta e fotografo) volle farlo uscire da assurdi confini regionali in cui qualcuno, erroneamente, l’ha relegato. Dopo Hivernage,  infatti, nel 1982 è stato pubblicato Courrier, lettres de Louis Brauquier a Gabriel Audisio, scelte e  annotate da Roger Duchene e Michel Schefer. Proprio per celebrare al massimo la straordinaria amicizia dei due scrittori (un bel testo che parla del rapporto di Audisio con il Mediterraneo si può leggere qui http://www.fabula.org/actualites/article14600.php).
Le miroir ouvre une porte fausse et glacée/ a visiteur qui s'efface dans le couloir/ Ai-je le temps de reconnaitre ce visage?/ Suis-je seul?
Nel 1990 sono state esposte le fotografie scattate da Brauquier e dalla moglie in una esibizione molto bella dal titolo perfetto Escales, scali. Fotografie che sono la rivelazione di un’opera plastica e documentaria di grande rilievo e che ci permettono di avvicinarci a lui ancora di più, avendo anche un panorama della Francia del periodo coloniale e del periodo antecedente la Seconda Guerra Mondiale. Escales è diventato anche un libro, edito nel 2005 da Images En Manovre Editions (www.iemeditions.com) e curato da Michel Schefer che è l’attuale presidente del l’Association des Amis de Louis Brauquier. Nel libro le fotografie sono accompagnate da estratti della sua corrispondenza privata, con la madre e la sorella. Lettere regolari, inviate da ogni parte del mondo, dove veniva inviato in quanto agente delle Messaggerie Marittime, lettere spesso arricchite da appunti della moglie. E possiamo vederla questa moglie tanto amata, ecco Geo bella e moderna con lo sguardo sbarazzino, il caschetto nero alla Louise Brooks e abiti all’ultima moda che sceglieva con estrema cura e che rendevano il poeta molto fiero di lei e della sua eleganza. Ecco gli amici più cari, ecco Sidney, Shanghai, Colombo, ecco estratti di lettere cariche di nostalgia per Marsiglia dove lui sa che tornerà sempre e comunque (per una recensione competa di questo testo vi rimando ahttp://scritture.blog.kataweb.it/francescamazzucato/2006/10/louis_brauquier.html)
Il “mio” libraio aveva solo Hivernage. Ha cercato Escale invano, trascurando altri clienti e dispiacendosi molto (poi l’ho trovato alla Fnac). Abbiamo chiacchierato su come viene sentito il poeta dai marsigliesi e se lui si riconosce nella città che Brauqier ci narra, così palpitante, così rimpianta, così carica di nostalgia. “In parte”, mi ha risposto. I cantieri, fuori, traccia evidente e rumorosa dei grandi lavori di prolungamento del tracciato della metropolitana, tutti i negozi nuovi, gli edifici ristrutturati e lo sviluppo improvviso e imprevisto di certi quartieri parevano dargli proprio ragione. L’anima della città, in necessaria e costante evoluzione nel nuovo millennio non è troppo diversa da quella declamata  dal poeta, ma neanche identica. Brauquier ha filtrato le sue impressioni, l’impatto dello spazio e della luce, delle barche e del loro ondeggiare ritmico e consueto, dei docks e dei costanti arrivi da paesi lontani, ha percepito a fior di pelle il senso di apertura,  lo stupore degli arrivi e il dolore delle partenze, certe anime perdute, certe stravaganze e certi riti. Brauquier ha raccontato la città che “o si ama o si odia” come scriveva Izzo e che lui di certo amava enormemente. Una città mai indifferente, ferita durante la guerra, multietnica e piena di belle facce che raccontano tante storie e tante corse, avventure, tanti profumi, tanti dolori. Una città difficile che sa amare chi la ama, che scappa da ogni definizione, che rimane uno scalo e basta, per molti, per altri un punto d’arrivo, a volte ultimo, estremo. Io la sento e la trovo la sua Marsiglia. Le modifiche ne esaltano le viscere vere, che si annusano a Noaille, al Panier e in molte altre zone speciali. Brauquier di Marsiglia ha colto le indifferenze e le lentezze, la vitalità e la magnifica bellezza. La sorella Eugénie, più giovane di lui di 4 anni, si è spenta nel 2003.  A lei è dedicato il libro fotografico e anche per lei, come per Audisio, si può parlare, per quello che riguarda il preservare la memoria e diffondere  un’opera particolare, commovente, imprescindibile, ancora TROPPO poco conosciuta, si può parlare di “missione compiuta”.( questo testo è stato pubblicato in forma leggermente diversa su Kult Underground )

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