Drammaturgia degli invissuti di Giuseppe Cristaldi e Oliviero Malaspina. Anteprima di Nunzio Festa




“Drammaturgia degli invissuti”, di Giuseppe Cristaldi e Oliviero Malaspina, Fallone Editore
(Taranto, 2019), pag. 97, euro 15.00.

Fra circa un mese, un respiro tarantino in color di coraggiose edizioni, farà partire la distribuzione,
attesa davvero, del libro scritto a quattro mani dal narratore salentino Giuseppe Cristaldi e dal
cantautore pavese Oliverio Malaspina, “Drammaturgia degli invissuti”.
E superando una specie di quasi imbarazzante e inaspettata barriera telematico/tecnologica,
cullandoci d'accenti leccesi e lucani mescolati nello scambio di stima e risate, grazie al Cristaldi
abbiamo avuto il piacere di leggere in anteprima questa nuova opera letteraria civile; entrambi gli
autori, diremo allora in apertura, vengono da una tradizione di passione sociale. Ovvero, come
sappiamo per esempio da diversi libri di Cristaldi, scrittore già da noi amato fin dai tempi di
“Macelleria Equitalia” e perfino prima, intanto sia Malaspina che appunto Cristaldi vivo un
mestiere fatto d';impegno. Dove i contenuti son drammi, chiaramente – è pure per questa ragione diciamo che il titolo del libro di racconti incastrati è perfetto – portanti nella mente di lettrice e lettore. Specie quelli vissuti dagli ultimi, o dai penultimi direbbe il nostro Forlani. Non a caso,
insomma, il cantautore e poeta, oltre che anche lui narratore Malaspina ha collaborato, tra gli altri,
con Faber e il figlio Cristiano. Quanto, in pratica, Cristaldi ha fatto con Cristiano De André
addirittura un libro insieme.
La struttura del volume è composta in diciotto sezioni, spaccate in due quasi a moltiplicarne la
potenza evocativa: ogni storia è fatta, in buona sostanza, da uno scritto di Malaspina (in corsivo,
seppur non ci fosse bisogno per coglierne il taglio della voce) più lirico sicuramente, e a seguire uno
più intransigente ancora ma meno frammentato e con piccole disfunzioni, necessarie, del barocco
solito.
Un' accoglienza meridiana vergata d' obbligatoria interazione con soggetti e luoghi portati in pagina,
fanno vivere le morti e ammalare le malattie di donne e uomini che han patito di lavoro per esempio
a Taranto, che per Cristaldi di certo non è un ambiente nuovo, come a Milano. Ché ai margini del
margini la geografia d' appartenenza al momento è poco importante.
La presentazione della raccolta parla d' amalgama di storie che fanno un'unica trama, come se la trama fosse trama montata – nonostante gli stacchi – su ogni protagonista di patimenti e sui dolori
protagonisti di vite incompiute. L' amianto che ferisce, ammazza. L' eroina che ferisce, ammazza. Il
risultato d' amori, si dica sbagliati, che possono condurre alla depressione e la depressione che
ferisce, e ammazza.
Senza cappottino cattolico, ancora, vediamo un suicida nel mentre del suicidio.
Come senza finti accenti di condivisione da scrittura simil-femminista, leggiamo di donne fatte
suicidare dagli abusi subiti: perché esser venduti sbatte verso il non esistere.
Il termine usato nel titolo non lo troviamo sulle pagine del vocabolario, ma nei meccanismi
stritolanti di questa modernità modernista scoviamo le persone deboli da questa parola
simbolicamente presentati.

NUNZIO FESTA

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